giovedì 6 ottobre 2016

McCain : "Abbatteremo aerei russiin Siria"

“Fanno il deserto e lo chiamano pace, diceva lo scrittore romano Tacito. Lo stesso si potrebbe dire oggi di Bashar al-Assad e del suo alleato Vladimir Putin in Siria”. Inizia così l’ultimo editoriale pubblicato sul Wall Street Journal a firma del senatore repubblicano John McCain, già candidato alla Presidenza degli Stati Uniti nel 2008 e attuale Presidente del “Senate Armed Servicess Commitee”. LEGGI ANCHE: “Ci siamo noi dietro il caos in Siria” Il senatore, criticando l’operato dell’amministrazione Obama, chiede al Dipartimento di Stato e alla Casa Bianca di intervenire in maniera decisa per fermare immediatamente Assad e Putin: “L’attuale amministrazione – scrive il senatore – sostiene che il Congresso non sarebbe pronto a sostenere un approccio più energico in Siria, dopo il mancato sostegno all’azione militare del 2013. Questo è un mito. Quello che molti contestavano al tempo era la mancanza di una strategia più ampia in Siria per venire incontro a quelli che sono gli interessi nazionali degli Stati Uniti nella regione. E gli Stati Uniti hanno bisogno di una strategia ad ampio raggio, ora come ora. Qualsiasi approccio alternativo deve iniziare con l’indebolire la potenza area di Assad. Si tratta di un vantaggio strategico che permette al regime di perpetuare il conflitto attraverso la strage indiscriminata di siriani innocenti. Gli Stati Uniti e i suoi partner di coalizione devono pertanto dare un ultimatum ad Assad, chiedendo immediatamente alle sue forze aree di interrompere di volare. E se la Russia continuerà con i suoi bombardamenti indiscriminati – afferma John McCain – dovremmo mettere in chiaro subito che i loro aerei sarebbero a rischio. Dobbiamo inoltre creare delle zone sicure per i civili e fare tutto ciò che è necessario per proteggerli dalle continui violazioni di Assad, Putin e delle forze estremiste. Mentre la coalizione a guida Usa sta facendo progressi nella lotta contro Stato islamico, non possiamo dimenticare che quella organizzazione terroristica è un sintomo della guerra civile siriana. Il futuro di quel conflitto avrà notevole impatto strategico sulla sicurezza nazionale degli Stati Uniti”. Il “falco” repubblicano, da sempre nemico giurato della Russia e in particolare di Vladimir Putin, chiede inoltre che i cosiddetti “ribelli moderati” ostili al regime vengano sostenuti e armati: “Allo stesso tempo – scrive il senatore – dobbiamo fornire un’assistenza militare più consistente ai gruppi dell’opposizione. L’unica maniera per isolare e colpire gli estremisti sul campo di battaglia, è far sì che i ribelli moderati possano combattere in autonomia. L’approccio dell’amministrazione Obama in Siria ha fallito miseramente. Ora è il momento di una nuova strategia, in grado di raggiungere degli obiettivi realistici. Questo senza dubbio comporterà dei costi maggiori. Ma l’alternativa è tutt’altro che a costo zero: è la continuazione, per anni e anni, di terrore, di una tragedia, di una crisi di rifugiati, e di una guerra nel cuore del Medio Oriente che continuerà a minacciare gli Stati Uniti e a destabilizzare il mondo”. LEGGI ANCHE: Quella in Siria è una guerra mondiale Il senatore dell’Arizona, da sempre promotore di una politica estera particolarmente aggressiva e «guerrafondaia», non è nuovo a questo tipo di attacchi nei confronti di Assad e di Vladimir Putin. Lo scorso febbraio, in un’intervista alla Cnn, aveva affermato che “Putin vuole far sì che la Russia torni ad essere una grande potenza militare nel Medio Oriente”, accusando il presidente russo di “aggravare di proposito la crisi dei rifugiati, usandola come arma per dividere l’alleanza transatlantica e minare il progetto europeo”. Sarebbe interessante chiedere al senatore cosa intende esattamente quando parla di “ribelli moderati” e come proverebbe a dividerli dai gruppi islamisti, giacché è stata recentemente manifestata l’incapacità degli Stati Uniti in tal senso, tanto da indurli persino a non attaccare di proposito i terroristi di al-Nusra, la diramazione siriana di al-Qaeda (ora Jabhat Fateh al-Sham) per non rischiare di colpire civili o altre fazioni ribelli. Interessante inoltre parrebbe essere il legame che lega John McCain e l’Arabia Saudita, Paese che nella guerra civile siriana insieme a Qatar, Turchia e agli stessi Stati Uniti, ha avuto un ruolo centrale nel sostenere e armare l’opposizione – “moderata” e non – al fine di rovesciare il presidente siriano Bashar al-Assad. cristiani_sotto_tiro Nel 2014, infatti, la Fondazione McCain Institute, ramo senza scopo di lucro per la raccolta di fondi del McCain Institute for International Leadership nell’Arizona State University, avrebbe ricevuto una donazione di 1 milione di dollari dalla Reale Ambasciata dell’Arabia Saudita. Notizia che il senatore dell’Arizona ha tuttavia provato a smentire. Rimane il fatto che per John McCain i wahabiti rimangono degli alleati imprescindibili degli Stati Uniti nel Medio Oriente, nonostante i noti rapporti con il terrorismo internazionale. Foto tratta da Wikipedia http://www.occhidellaguerra.it/abbatteremo-gli-aerei-russi-in-siria/

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